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Come funziona il palloncino Allurion?

Come funziona il palloncino Allurion?

Il palloncino dimagrante di Allurion deve il suo successo alla peculiarità di essere un dispositivo medico non invasivo, frutto di un lungo e oculato lavoro da parte dei ricercatori di Allurion Technologies.

“Come funziona il Palloncino Allurion?”

La risposta più coincisa sarebbe:

“Si posiziona nello stomaco del paziente in 20 minuti e gli dona un forte senso di sazietà che lo aiuta a dimagrire.”

In realtà, è nei retroscena che si trova il vero valore del palloncino di Allurion perché, diciamocelo, non è semplice da capire, motivo per il quale è necessario sviscerarne i dettagli per comprenderne le potenzialità.

Come funziona il palloncino Allurion

Per cominciare, è sufficiente mettersi in contatto con uno dei nostri specialist che passerà ad illustrare le condizioni necessarie per essere candidabile, vale a dire:

  • Avere un BMI pari o superiore al 27
  • Un’età compresa tra i 16 e 65 anni
  • Non abusare di alcol e caffeina
  • Non essersi mai sottoposti ad interventi chirurgici all’addome
  • Non essere incita o in allattamento

Appurata la candidabilità, è possibile organizzare il primo incontro con il medico per passare allo step successivo.

Controlli medici

Alla prima visita, il medico incaricato accerterà nuovamente la candidabilità del soggetto, in quanto è possibile che il paziente abbia patologie o disturbi che potrebbero compromettere la riuscita del posizionamento. In parole povere, è indispensabile il parere di un medico per proseguire. Una volta ricevuto l’ok, si passa a prenotare la seduta per il posizionamento, solitamente entro 2-3 settimane dal controllo medico preliminare.

Il posizionamento

Il giorno del posizionamento, il paziente non deve fare altro che raggiungere la clinica designata e sottoporsi ad una seduta ambulatoria di circa 20 minuti, senza chirurgia, senza anestesia e senza endoscopia. Durante questo breve lasso di tempo, al paziente sarà chiesto solo di deglutire la capsula vegetale di pochi centimetri che contiene il palloncino sgonfio in poliuretano, materiale già largamente utilizzato in ambito medico-chirurgico. Una volta nello stomaco, il medico effettua un primo controllo per appurare che il palloncino sia ben posizionato e, se lo è, procede a riempirlo con 550 cc di soluzione fisiologica (acqua con una minima quantità di sale). Infine, il medico controlla nuovamente la posizione del palloncino prima di lasciare andare il paziente.

Dopo il posizionamento

Essendo il palloncino un corpo estraneo, è necessario attendere un paio di giorni prima che si assesti e che il corpo si adatti. Durante questo periodo, il nutrizionista che segue il paziente gli somministrerà una dieta cosiddetta liquida e poi semi-solida, ossia basata su cibi – per l’appunto – liquidi o comunque densi, ma non completamente solidi. In caso, può essere necessario anche una cura farmacologica per bloccare i fastidi dell’assestamento del palloncino nello stomaco, niente di più di semplici medicinali da banco da prendere per non più di tre giorni. Passata la prima breve fase (che solitamente non eccede la settimana), al paziente rimarrà solo il forte senso di sazietà garantito dal palloncino. Così facendo, ingurgiterà meno cibo e dimagrirà col tempo senza dover fare rinunce come viaggi e vacanze, ma solo piccole accortezze con il cibo.

Inizio e conclusione del programma

Il palloncino rimarrà nello stomaco del paziente per 4 mesi circa (giorno più, giorno meno è indifferente), durante i quali sarà inconsapevole della presenza del palloncino in quanto, come già detto, non è invasivo, oltre che essere costantemente monitorato per seguire in tempo reale i suoi progressi. Sullo scadere dei 4 mesi, la valvola del palloncino rilascia lentamente il contenuto del dispositivo che, ricordiamo, si tratta di semplice acqua che non ha il minimo impatto sul corpo. Il programma Allurion prosegue nei due mesi successivi per rieducare all’alimentazione il paziente in modo che possa proseguire serenamente dopo i 6 mesi totali del programma senza però rimettere peso.

Il rapporto tra tumore e obesità

Il rapporto tra tumore e obesità

Uno dei rischi maggiori legati all’eccesso di peso è l’insorgenza di una neoplasia che può colpire anche quegli organi e tessuti che non sono direttamente collegati all’alimentazione.

Il rapporto tra tumore e obesità è uno dei tanti dati scientificamente dimostrati da una moltitudine di studi, ma, diciamocelo, nelle ultime decadi sembra essere diventato un noioso ritornello quello del cancro. “Fumare fa venire il cancro”, “mangiare salumi fa venire il cancro”, “stare troppo tempo nel traffico fa venire il cancro”. Sembra che ogni comportamento, anche quelli minuscoli o virtuosi, provochino l’insorgere di un tumore, anche laddove ci sembra impossibile possa apparire. Se dovessimo prendere questi avvertimenti alla lettera, dovremmo sentire di milioni di vittime al giorno in ogni parte del mondo.

Spieghiamo

Il modo corretto di interpretare, ad esempio, “fumare fa venire il cancro” è: fumare aumenta le possibilità che si sviluppi il cancro. Cosa significa? Che, fumando regolarmente, aumentano le probabilità che si sviluppi una neoplasia. Dunque, ipotizzando di partire da una minima percentuale dell’1%, se andiamo a sommare un aumento per gli uomini del 90% e per le donne del 70%, alla fine avremo che i fumatori abitudinari hanno rispettivamente il 91% e il 71% di possibilità in più di ritrovarsi con un cancro ai polmoni.

Se a questa cattiva abitudine ne sommiamo delle altre, quali sedentarietà, elevato consumo di carni rosse trattate o poco esercizio fisico, possiamo renderci conto che le probabilità tendono anche a quadruplicare.

Per l’obesità si applica la stessa regola.

Il rapporto tra tumore e obesità è più grande di quanto non appaia

L’eccesso di peso determina l’insorgenza del 4% dei tumori su scala globale. Se volessimo prendere in considerazione solo la popolazione dei Paesi più ricchi con un sistema sanitario che offra informazioni precise, ogni anno 30 milioni di persone sviluppano un tumore a causa del sovrappeso, metà della popolazione italiana per intenderci. Una così alta incidenza è provocata dal fatto che, come già detto, l’obesità influenza più organi e apparati anche non direttamente collegati: seno, utero, reni, fegato, ovaie e tiroide.

Perché c’è un rapporto tra tumore e obesità?

L’eccesso di peso influenza il grado generale di infiammazione del corpo. Questa è una delle principali cause di innesco di quei meccanismi cellulari che possono portare ad una mutazione del DNA. Quando ciò avviene, le nuove cellule con un DNA diverso possono iniziare un processo di replicazione senza controllo perché perdono l’inibizione da contatto. In pratica, non riescono a capire che ce ne sono troppe di cellule in uno stesso posto. Iniziano quindi a riprodursi senza freni e a formare quella che è comunemente chiamata massa tumorale e, dunque, il tumore stesso.

L’iniziativa è la principale prevenzione

Ripetiamo che non è il mettere su qualche chilo ad essere rischioso, ma è la convivenza con lo stato di obesità che ci porta a sviluppare questo tipo di male ed è quindi prioritario scegliere non come agire, ma quando, perché il tempismo è precedente solo alle modalità. Prima si scegli di agire, di dire a se stessi “sì, lo voglio fare” e solo dopo si decide il “come fare”.

Prendiamo noi di Medita come esempio. Offriamo una soluzione nella forma di un percorso di rieducazione alimentare, ma, come appena detto, proponiamo una soluzione, un valido strumento, ma non un’iniziativa. Devi essere tu a scegliere quando e se cominciare. Come si suol dire: chi ben comincia è a metà dell’opera, e non c’è nulla di più vero. Solo scegliere di iniziare è il primo grande passo in salita che dovrai fare e il resto, in confronto, ti apparirà tutto in discesa.

Il problema dell’obesità è trascurabile

Il problema dell’obesità è trascurabile

Nonostante negli ultimi anni abbia guadagnato una sempre maggior visibilità, il problema dell’obesità continua ad essere pesantemente sottostimato a causa di un’innaturale indifferenza.

Provate per un momento ad immaginare la grande città di Roma, l’eterna capitale con i suoi secoli di storia e la sua vivace popolazione. Allo stesso modo, focalizzatevi sull’assurda possibilità che tutti i suoi abitanti periscano l’uno dopo l’altro nel giro di un solo anno, lasciandola deserta e silenziosa. È una visione macabra, ma è esattamente questa la proporzione dei casi di morte legati al problema dell’obesità.

Tre milioni, per razionalizzare con le stime dell’OMS, sei volte i decessi legati al fumo di sigaretta, nonché la quinta principale causa di morte su scala globale, maggiore persino del tasso delle malattie respiratorie.

La realtà è un po’ più complicata

Il dato più allarmante, però, è legato a quanti siano i soggetti realmente a rischio, ovvero circa due miliardi di persone, poco più di un quarto dell’intera popolazione mondiale, 650 milioni dei quali esposti al pericolo di sviluppare patologie o disturbi seri nel medio termine. Può sembrare una cifra al limite dei più raffinati complottismi, ma è sufficiente pensare che la combinazione tra globalizzazione, distribuzione di cibo a basso costo e mancanza di norme alimentari stringenti hanno favorito l’insorgenza del problema dell’obesità persino in quei Paesi ritenuti poveri per antonomasia, quali India, Vietnam e Bangladesh.

Nonostante ciò, obesità e sovrappeso continuano ad essere percepiti dalle masse come problemi trascurabili, vuoi per mal informazione, per mancanza di sensibilità o perché si diluiscono bene nel tempo come un cucchiaino di zucchero in una tazzina di caffè. Pensate a un terremoto. Può provocare centinaia di vittime in una manciata di secondi, creando scompiglio, sorpresa e talvolta indignazione, ma, numeri alla mano, le cifre appaiono risicate se confrontate alle milioni causate dal cancro ogni anno. Una vita è pur sempre una vita, ben inteso, ma parliamo comunque di cifre enormemente superiori. Cifre che però sembrano non essere nemmeno prese in considerazione quando c’è da allarmarsi per davvero.

Il problema è intrinseco al concetto

Per quanto banale possa sembrare, vi è una mancanza alla base del concetto stesso, vale a dire la presa di coscienza, perché il primo passo per risolvere un problema è ammettere che esiste. Che esiste nel mondo, che esiste là fuori e che può colpire chiunque, anche noi che nella prospettiva di qualcun altro siamo proprio quel mondo a cui siamo tanto insensibili e che continua a peggiore per l’indifferenza verso noi stessi, nonostante le soluzioni siano più semplici di quanto non appaiano.

L’invito è chiedersi se vale la pena trattarsi così, ridursi a tanto nel disperato tentativo di riempire una lacuna che non potrà mai essere colmata con il solo cibo, pur sapendo che simili abitudini possono portarci a rischiare molto più del nostro apparire.